LIS: quando l’indifferenza non ha bisogno di parole

In data 24 febbraio 2016 al Workout Pasubio è stata ospitata dal gruppo lingua Martina La Bruna, un’esperta di LIS (Lingua Italiana dei Segni), affinché i ragazzi comprendessero l’importanza di questa lingua, spesso sottovalutata. Martina ha spiegato che la LIS è una lingua vera e propria, dotata di una sua grammatica, fonetica e morfologia e che si differenzia dalle altre lingue poiché viaggia sul canale visivo-gestuale piuttosto che su quello acustico-verbale.

La lingua dei segni è innata ed è sempre esistita poiché la sordità non ha mai permesso di comprendere in maniera tradizionale ciò che accade attorno a noi e si è dunque reso necessario trovare sin da subito un nuovo modo di comunicare; come la nostra, questa lingua si è evoluta nel tempo, infatti le prime testimonianze risalgono all’antichità classica.Ad esempio Platone nel dialogo Cratilo ammette che la comunicazione gestuale sia una forma naturale di espressione che si fonda sull’imitazione e sulla raffigurazione; in seguito Aristotele stesso si rende conto che le persone sorde dalla nascita sono anche “mute”, non perché abbiano problemi agli organi articolatori ma perché non possono ascoltare e quindi non riescono a modulare la voce.

Alla base di questa lingua ci sono, oltre ai segni, anche le espressioni e la postura, due aspetti che noi tralasciamo, potendoci esprimere con le parole, ma che per loro sono invece fondamentali; se per esempio si riporta un dialogo per indicare lo scambio di battute tra due persone è indispensabile cambiare postura a seconda che parli l’uno o l’altro.

È scandaloso che, nonostante in Italia ci siano circa 23.000 persone nate sorde, la LIS non sia ancora riconosciuta come lingua ufficiale; questo comporta delle conseguenze nell’ambito sociale: infatti circa il 90% dei bambini affetti da sordità non ha la possibilità di essere affiancato da un’interprete e spesso viene aiutato da un insegnante di sostegno che non conosce la lingua dei segni, rischiando quindi di rimanere indietro col programma e ancor peggio di avere grossi problemi di integrazione e sviluppo comunicativo.

Questa è un’ulteriore prova di come certe situazioni problematiche che richiederebbero un impegno e una preparazione specifica siano spesso trascurate o addirittura ignorate; riteniamo dunque che si debbano trovare soluzioni che garantiscano a queste persone un’istruzione adatta e una considerazione sociale adeguata che permetta loro di essere indipendenti.

 Parma, Gruppo Stampa

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