TEMA Società multiculturale e cittadinanza DURATA 10 ore ETÀ 13/19 |
DISCIPLINE Italiano, storia, geografia, scienze umane, diritto, lingua straniera COMPETENZE Comunicazione nella lingua materna Comunicazione nelle lingue straniere Competenze sociali e civiche |
Obiettivi
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Scoprire le tracce delle migrazioni recenti e antiche nella propria città.
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saper riconoscere il patrimonio culturale e interculturale della propria città.
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saper realizzare un reportage giornalistico o una presentazione power point sulla propria città con attenzione al patrimonio culturale frutto dalle migrazioni, recenti e antiche
Attività
Scoprire la propria città come luogo globale.
Le città europee sono sempre più “città globali”, attraversate da flussi e confini che vengono quotidianamente interpretati e negoziati da cittadini, istituzioni, media. Le migrazioni svolgono in questo contesto un ruolo fondamentale, arricchendo il panorama cittadino e ponendo questioni ineludibili in merito alla coesione sociale e al dialogo interculturale. Dove possiamo scorgere le tracce più evidenti di questa realtà? Possiamo raccogliere testi (fotografici, statistici, linguistici…) per documentare il volto globale della nostra città. Che cosa possiamo cercare?
Questa è casa mia.
Accanto a una cittadinanza giuridica, esiste una “cittadinanza” intesa come senso di appartenenza alla città dove si vive, come partecipazione alla vita sociale del territorio, come protagonismo culturale. In questo senso la scoperta e conoscenza del territorio urbano può divenire un’efficace occasione di “ripaesamento” che bilanci e superi l’inevitabile spaesamento causato dall’esperienza della migrazione. Ognuno di noi vive il territorio in modo personale, individuando nel panorama urbano percorsi, punti di riferimento, immagini che aiutano a riconoscersi, ad appropriarsi degli spazi in cui viviamo. Uscendo dalle scuole per esplorare la città, avremo la possibilità di ampliare e arricchire le mappe mentali degli studenti mostrando loro la varietà dei modi in cui il territorio può essere segnato e vissuto. Sarà questa anche un’occasione per riflettere sul fatto che nelle nostre città esistono spazi che accolgono e spazi che escludono e che non tutti i cittadini hanno uguale accesso ai servizi e al patrimonio culturale. Quali parti della nostra città sentiamo più nostre? In quali si trovano a proprio agio gli adolescenti? Potrebbero essere i titoli di brevi testi da comporre.
Costruire un percorso di scoperta della realtà migratoria nella nostra città per poi presentarlo ad altri.
Occorre innanzitutto raccogliere informazioni e testimonianze relative al ruolo che le migrazioni hanno svolto nei confronti del territorio che si intende esplorare. Sarà importante concentrarsi, nel caso dell’Italia, non solo sulle immigrazioni internazionali degli ultimi anni, ma anche volgere lo sguardo alle migrazioni interne del dopoguerra e alle grandi emigrazioni di inizio Novecento. Ricordiamo infatti che la propensione a presentare l’attuale immigrazione come un evento eccezionale nasce proprio dalla mancanza di memoria e consapevolezza delle precedenti storie di migrazione ed emigrazione che hanno caratterizzato la storia italiana. Le nostre città e i nostri Paesi si prestano a una lettura trasversale del fenomeno e suggeriscono il coinvolgimento di diverse generazioni (ragazzi, genitori, anziani) nella costruzione di progetti realmente interculturali.
Affinché il viaggio urbano sia realmente un’esperienza interculturale, la dimensione dell’incontro deve avere un ruolo centrale. In questa prospettiva la scoperta di nuovi cibi e prodotti alimentari, la raccolta di oggetti artigianali e artistici, l’approccio a lingue, culture e religioni altre, si presentano come validi strumenti per instaurare un dialogo con commercianti, ristoratori, rappresentanti di associazioni e responsabili di luoghi di culto. Dobbiamo tuttavia ricordarci che non sono le culture a incontrarsi (né tanto meno a scontrarsi), ma le persone. Le passeggiate urbane interculturali si propongono dunque di non reificare il patrimonio culturale dei migranti riducendolo a un insieme di manufatti, ricette, feste, costumi e di non omologare gli individui in base a una presunta “appartenenza etnica”. Non si va dunque in cerca di un’esotica cultura marocchina, cinese o romena, ma al contrario si cerca di evidenziare i tratti che ci uniscono, piuttosto che quelli che ci dividono.
Vissuta l’esperienza dell’uscita sul territorio e tornati in classe, si rifletterà su quanto si è scoperto con lo sguardo ben rivolto al futuro. Per quanto le culture e le identità siano frequentemente evocate per parlare di radici, la nostra attenzione sarà rivolta soprattutto ai frutti. Sono infatti i risultati creativi e innovativi dell’ibridazione culturale a interessarci. Si passeggia nelle strade dei quartieri multiculturali, si assaggiano cibi e prodotti dagli strani profumi, si traducono le insegne dei negozi scritti in lingue sconosciute, si visitano moschee e associazioni culturali non solo per curiosità e spirito d’avventura, ma per interrogarsi sull’Italia del futuro, per chiederci come dovrebbero essere le nostra città tra vent’anni per garantire la qualità della vita di tutti i loro cittadini, per evitare la nascita di quartieri-ghetto.
Strumenti didattici
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Per conoscere meglio un’esperienza realizzata di visita alle “Città Migrande” in Italia, dove gli accompagnatori sono proprio degli immigrati appositamente formati come mediatori culturali, si può visitare il sito cittamigrande.it in cui si presenta Mygrantour, turismo responsabile a Km zero a Torino, Roma, Milano, Genova e Firenze.
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Per comunicare ad altri le scoperte fatte nella Città Migranda, può essere utile consultare sul sito parlezvouglobal.org la proposta di attività Strumenti web 2.0 per il citizen reporting, dove si trovano indicazioni chiare su come realizzare un reportage e come documentarlo attraverso immagini, video, testi, interviste da postare sul blog o sulla pagina Facebook del progetto, o sul sito della propria scuola.
Ph. credit Porta Palazzo (cc) Fulvio Spada