Maurizio Radin, dopo molti anni di cooperazione internazionale in America Latina, ora conduce un’Azienda Agricola biologica e Fattoria Sociale, qui, in Italia. Esperienze che si incrociano, si contaminano fino a dare vita ad un impegno concreto per un’idea nuova di agricoltura, in grado di coniugare la dimensione agricola con la dimensione sociale.
E Maurizio lo ha ben spiegato agli studenti di quarta e quinta dell’Istituto Agrario di Castel San Giovanni (PC): “Quando sono tornato mi sono accorto di aver ricevuto molto più di quello che ho dato”. Da qui la scelta di dare alla sua azienda il nome di Pachamama, perché così gli indigeni chiamano la terra, la Madre Terra, che ci ama e ci nutre se la trattiamo con rispetto, tutela, attenzione.
Un punto di partenza che significa una presa di posizione chiara nel modo di condurre la propria attività, che non è solo sostenibile, ma vuole aprirsi anche alla dimensione sociale. Secondo questo approccio, quindi, è un’agricoltura che, grazie alle sue caratteristiche, si traduce in opportunità di integrazione e inserimento sociale per gruppi svantaggiati. Maurizio è stato testimone di un modello di agricoltura che, oltre a garantire la sovranità alimentare, tesse relazioni importanti per il benessere sociale. Un nuovo sguardo sulle opportunità offerte da questa attività, che ha arricchito gli studenti e offerto spunti per un futuro diverso.
Questo significa cooperare, questo significa educare alla cittadinanza mondiale: saper collegare mondi lontani per giungere al cambiamento locale e globale.