Muro, muri. Confini, conflitti e nuove schiavitù

L’immagine più comune che si associa alla parola schiavitù è quella della tratta degli schiavi, dei  trasferimenti via nave da un continente ad un altro di uomini, donne e bambini in catene, dell’abolizione infine di tale “odioso ma fiorente” commercio nei primi anni dell’Ottocento.

Immagini del passato, ma solo in apparenza:  la realtà è che essa continua ancor oggi e che il traffico di esseri umani con le nuove forme di schiavitù che esso comporta ha assunto negli ultimi anni una  rilevanza economica, sociale, culturale intrisa di molteplici interessi.

Alcune caratteristiche diffuse distinguono la schiavitù da altre violazioni dei diritti umani.

Uno schiavo è:

  • obbligato a lavorare – sotto minacce fisiche o psicologiche; posseduto o controllato da un “datore di lavoro”, di solito per mezzo di maltrattamenti fisici o psicologici o con la minaccia di tali maltrattamenti;
  • privato della sua dignità umana, trattato come un oggetto o comprato e venduto come una proprietà privata; fisicamente limitato o con una libertà di movimento limitata.

In ogni caso i rapporti che intercorrono tra gli attori coinvolti sono caratterizzati da coercizioni  esercitate e subite, da delimitazioni imposte e patite, da insormontabili barriere elettrificate o da invalicabili, invisibili differenze.

Muri, dunque: da intendersi sia come impianti fisici sia come impianti metaforici o ideali, a marcare confini geopolitici, territoriali, spaziali, identitari, simbolici.

Muro, in ogni caso, come costruzione, architettonica e concettuale: limite, ostacolo materico e segnico che  diviene metafora di chiusura, separazione, pregiudizio, potenziale luogo di conflitto, oppressione, cattività.

Per citare Zygmunt Bauman: “I confini dividono lo spazio; ma non sono pure e semplici barriere. Sono anche interfacce tra i luoghi che separano. In quanto tali, sono soggetti a pressioni contrapposte e sono perciò fonti potenziali di conflitti e tensioni”.

Di qui la centralità dei concetti interrelati di conflitto, muro e schiavitù nell’u.d.a strutturata da un team di docenti dell’IIS Podesti- Calzecchi-Onesti di Ancona*:

  • in un incrocio di discipline: letterature (italiano, lingue straniere), storia, geografia, diritto, ciascuna votata a vigilare e al contempo consapevolmente violare i propri confini disciplinari, essendo la nostra una “cultura in viaggio” (James Clifford);
  • in una prospettiva interdisciplinare mutuata da Roland Barthes (“per fare dell’interdisciplinarità non basta prendere un “soggetto” e intorno ad esso chiamare a raccolta due o tre scienze; l’interdisciplinarità consiste nel creare un oggetto nuovo, che non appartenga a nessuno”);
  • mediante una pluralità di attori, tutti diversi, variabili «per biografia e geografia» nel contesto inquieto della società contemporanea, e tutti parimenti soggetti e protagonisti dei processi attivati dall’esperienza educativa e didattica;con, infine, un’attenzione particolare al visuale, quale parte integrante del tempo presente, costitutivo del suo farsi e del suo divenire.
Il Muro  Scuola Sec.2°
Il Muro Scuola Sec.2°
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