Roma – Stamane al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma è si è tenuto il secondo incontro nell’ambito della settimana scolastica della cooperazione internazionale. I relatori di oggi, Elisa Nucci e Cristobal Munoz, alla luce delle loro esperienze personali, hanno raccontato ai ragazzi del Convitto il significato e il valore della cooperazione.
Mediatore culturale di origini messicane, Cristobal Munoz, è arrivato in Italia come giornalista, e sin da subito si è occupato di mediazione culturale con la Caritas.
“Ho deciso di lavorare nel campo della mediazione e integrazione culturale perché è un lavoro che riguarda le persone, riguarda chi deve confrontarsi con un mondo nuovo, imparare una lingua nuova, abituarsi alla cultura di un Paese diverso” ci racconta Cristobal. “Chiunque sia costretto a spostarsi vive un processo di cambiamento delicato, fortissimo” continua.
“Che esperienza ho, che tipo di lavoro posso fare, e tante altre domande sorgono spontanee e fanno parte di un processo di cambiamento interno ed esterno allo stesso tempo in quanto il migrante deve in qualche modo comunicare.”
L’immigrazione e l’integrazione sono temi che abbiamo davanti ai nostri occhi, quotidianamente.
Temi delicati, non facili e Cristobal ha voluto concludere il suo intervento raccomandando un’attenta analisi soprattutto per se stessi.
L’esperienza che ci porta Elisa è quella del cooperante nonostante Elisa e la cooperazione non si siano conosciuti subito.
“Quando ho scoperto la cooperazione internazionale mi si è aperto un mondo” ci dice Elisa “e ha provocato una profonda conversione nella mia vita sia a livello professionale che personale”.
Come si fa cooperazione? Elisa, a riguardo, ci spiega una differenza fondamentale tra emergenza e sviluppo; differenza che, se non chiara, genera, come spesso accade, critiche alla cooperazione allo sviluppo.
“Emergenza è tutto quello che si fa in situazioni di emergenza, appunto, immediata che si attiva a seguito di terremoti, alluvioni, carestie. Sono interventi mirati e brevi che risolvono i problemi nell’immediato e non a lungo termine” specifica Elisa.
Chi lavora alla risoluzione dei problemi a lungo termine è invece lo sviluppo.
“I progetti di sviluppo sono ad esempio quelli che riguardano l’istruzione. E nell’ultimo decennio in Africa la percentuale di alfabetizzazione è cresciuta notevolmente; è uno dei grandi successi della cooperazione allo sviluppo”.
Fatta questa precisa premessa, Elisa ha poi raccontato le sue esperienze all’estero; dalla sua prima esperienza con una comunità di contadini tra le Ande boliviane fino al progetto agricolo in Palestina dove Elisa ha vissuto per ben 4 anni.
Elisa ha voluto sottolineare, in conclusione, due aspetti:
- gli errori commessi agli albori della cooperazione allo sviluppo dettati da un errato approccio, alla “occidentale”, alla risoluzione dei problemi;
- l’importanza di essere cittadini attivi e sensibili a tematiche e impegni importanti quali il volontariato e il rispetto dell’ambiente.