Durante la settimana della Cooperazione,
COSPE e Cantieri Meticci incontrano per la terza volta i ragazzi dell’Istituto Keynes di Castel Maggiore (BO), all’interno di un evento che ha costituito il naturale seguito di un percorso già iniziato con i precedenti laboratori.
5 personaggi si presentano attraverso i loro monologhi: sono studenti di una banlieue parigina, alcuni di loro sono nati lì, altri vi ci sono trasferiti con le rispettive famiglie. Tutti sono accomunati da una condizione di incertezza, di dubbio, legata anche alla doppia identità che li tiene a cavallo tra due culture e stili di vita. Quella del prima e dopo la crisi, quella delle generazioni passate che rappresenta le loro radici e quella del contesto in cui sono cresciuti e in cui cercano di integrarsi, quella della possibilità di riscattarsi e quella della condanna a un futuro che, dati i presupposti, sembra offrire scenari sconfortanti.
Dopo questo primo atto, i ragazzi vengono coinvolti, non sono più soltanto spettatori, ma diventano sceneggiatori e attori. Viene infatti chiesto loro di dividersi in gruppi e di affrontare il dilemma del personaggio che gli viene affidato per scrivere un finale, intrecciando le vicende di tutti i personaggi che da individui diventano collettività per affrontare le sfide a cui si affacciano in maniera coesa, al fine di far emergere le specificità di ognuno in vista di una svolta e di individuare una soluzione che avvantaggi tutti, senza ricadute negative.
In questo esercizio, come ricorda Pietro Floridia, fondatore e direttore artistico della Compagnia Cantieri Meticci, “si possono vivere tante vite quanti sono i personaggi che uno interpreta, è qui la bellezza dell’essere attori”. I ragazzi infatti, alla fine del percorso presentano la storia come se fossero su un palcoscenico. C’è chi fa la voce fuori campo che narra gli accadimenti, chi interpreta un personaggio, chi racconta il susseguirsi degli eventi. In ogni caso, tutti sono partecipi del gioco, in cui bisogna dismettere i panni che vestiamo quotidianamente e calarsi in una prospettiva inconsueta, che ci porta a ragionare e ad agire secondo schemi che sono ribaltati.