All’istituto IC Monteprandone oggi i ragazzi hanno giocato un ruolo di primo piano, presentando le loro idee sulla migrazione con il metodo Caviardage che, per dare forma all’espressione, prevede l’utilizzo di pagine già scritte, contaminate da altre tecniche artistiche. Come a dire, tutto è già stato scritto, ma tutto nasce ancora, se a riscriverlo sono le nuove generazioni.
“Un paese civile non rifiuta l’asilo a chi rischia di morire”: queste frasi hanno risuonato tra le altre nella loro freschezza durante l’incontro “Io e gli altri: una finestra sul mondo”, che si è svolto nel Ic di Monteprandone (Ascoli Piceno). A pronunciarle è stata una ragazza, che si è detta profondamente toccata dal fenomeno immigrazione, per lei riassunto dall’immagine di un suo coetaneo, morto, sulle nostre spiagge, mentre cercava la salvezza in un paese per lui straniero. Gli insegnanti sono stati abilissimi nel proporre letture, video e tanto altro materiale capace di far immedesimare profondamente i ragazzi nella condizione di un migrante, e ad assumere la consapevolezza di essere noi stessi un popolo migrante, poiché tutti parte di una comune umanità.
Sul palco si sono avvicendati Claudia, Massimiliano e Andrea dello Sprar di Grottammare; Don Gianni, portavoce Caritas e Serena dal CVM che hanno arricchito e completato il quadro, presentando ognuno la propria esperienza. Don Gianni in particolare ha presentato la casa cantoniera di Centobuchi, centro di accoglienza per migranti. Questa realtà così vicina ha fatto sorgere un’osservazione fra i ragazzi: “Alcuni stranieri vivono nella casa cantoniera, ma poi hanno lo smartphone”. A rispondere è stato Andrea dello Sprar: “Per alcuni immigrati è davvero importante comunicare con la propria famiglia. Piuttosto rinuncerebbero, e in certi casi rinunciano, a sfamarsi, o a soddisfare altri bisogni fondamentali”. Abilissimi i testimoni Sprar nel presentare la diversità culturale come ricchezza; ricchezza trasmessa anche da Serena, che ha raccontato la sua esperienza di Servizio Civile in Tanzania. L’incontro ha costituito insomma un vero e proprio viaggio nei panni dell’Altro, per tornare poi nelle nostre poltrone arricchiti e più che mai consapevoli della bellezza d’appartenere ad un unico genere umano.